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giovedì 2 settembre 2010

Inchiesta sui derivati-bidone al comune di Roma.

di Domenico Lusi pubblicato su www.ilsole24ore.com


ROMA - I contratti su derivati stipulati dal Comune di Roma tra il 2003 e il 2007 sono al vaglio della Procura della capitale che indaga, per ora contro ignoti, per l'ipotesi di reato di truffa aggravata. L'inchiesta, come apprende il Sole 24 Ore, è partita un anno fa e si sta concentrando sui contratti stipulati dal Campidoglio con sette istituti di credito: Ubs, Deutsche Bank, JP Morgan, Morgan Stanley, Dexia, Banca Opi e Barclays. Nei mesi scorsi le indagini, affidate al procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno subito un'accelerazione.

In Procura sono stati sentiti come testimoni non solo i funzionari del Comune (all'epoca amministrato da Walter Veltroni) e i manager delle banche che si occuparono della stipula dei contratti, ma anche alcuni componenti della giunta guidata da Gianni Alemanno, per capire le motivazioni dello smantellamento della struttura incaricata di occuparsi dei derivati creata dalla precedente amministrazione. Nel frattempo gli uomini della Guardia di Finanza hanno acquisito tutta la documentazione in possesso del Comune. Adesso tutto il materiale è al vaglio degli inquirenti.
Il sospetto, rivelano fonti vicine all'inchiesta, è che si siano verificate irregolarità e che le banche possano avere lucrato ingenti commissioni occulte, in analogia con quanto si ipotizza nell'inchiesta sui derivati del Comune di Milano (vai alla mappa delle indagini sui derivati).

Tra il 2003 e il 2007 il Campidoglio ha stipulato contratti su derivati per un valore di svariati miliardi di euro. Nel 2003 il Comune lancia un primo prestito obbligazionario da 1,4 miliardi, al tasso fisso con cedola annua pari al 5,375%, articolandolo in tre tranche successive, una da 600 milioni e due da 400.

Nell'ultima relazione, risalente al 12 maggio scorso, la Sezione di controllo per il Lazio della Corte dei conti ha rilevato che «il valore di mercato (mark to market) delle operazioni stipulate dal Comune di Roma inserite nel piano di rientro ammontava complessivamente, come già indicato, a un valore negativo per 147 milioni; lo stesso valore aggiornato al mese di settembre 2009 ammonterebbe a -73,8 milioni». La Corte rileva poi che «per il Comune di Roma, si nota una forte concentrazione su un singolo intermediario: la distribuzione del capitale residuo dei derivati vede un 45,5% del totale in capo a Ubs, mentre gli altri intermediari (Dexia Crediop JP Morgan, Barclays) rappresentano ciascuno quote oscillanti tra il 12-13% (Morgan Stanley 3%)».

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