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Chi sono.

Mi chiamo Andrea De Filippis e vivo a Roma da quando sono nato nel 1971. Laureato in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma e ho conseguito un master sull'analisi degli investimenti pubblici all'università di Tor Vergata. Lavoro presso la Ragioneria Generale dello Stato dove sono funzionario e revisore dei conti.
Mi sono iscritto al PD il 17 luglio 2009 perché pensavo e penso tutt'ora che con questo governo l'Italia non abbia un futuro. Ho partecipato con entusiasmo alle Primarie, ma sono consapevole che quello era solo l’inizio di un percorso, del quale adesso incomincia la parte più difficile e impegnativa, ma anche più stimolante.
Abbiamo davanti un percorso impervio e l’unico modo di procedere è quello di aver ben presente l’obiettivo che vogliamo raggiungere.
Se vogliamo essere un partito riformista e moderno dobbiamo dare al cittadino un’idea di Italia che vogliamo realizzare. Dobbiamo avere un progetto concreto, chiaro e semplice per il quale chiediamo agli elettori di governare.
Se vogliamo essere un partito che duri nel tempo dobbiamo porci degli obiettivi in primo luogo di alto livello morale, come quello di guidare il Paese verso la rinascita ideologica e culturale. Dobbiamo in altri termini essere in grado di dare una speranza al cittadino rassegnato.
Insieme, all’interno, discutiamo del progetto, confrontiamoci con gli elettori ma poi sintetizziamo e cerchiamo di focalizzare tutti gli sforzi verso mete concrete, da tutti comprensibili e condivise. Che Stato e che classe politica vogliamo, che servizi pubblici, Scuola, Sanità, Giustizia, ma anche sicurezza sociale, lavoro, occupazione, economia e finanza; su questi temi elaboriamo delle riforme concrete, chiare e comprensibili.
Ma per fare questo dobbiamo anche far nascere il nuovo PD, concreto, chiaro e semplice .
Il nostro partito deve essere si ramificato sul territorio ma nello stesso tempo agile e snello. Non dobbiamo compiere l’errore, come altre organizzazioni politiche dalle quali vogliamo distinguerci, di elargire tanti incarichi inutili come contentino mentre in concreto il potere è concentrato nelle mani di pochi oligarchi che attribuiscono i posti di comando secondo criteri di fedeltà. Le primarie, nonostante siano state un evento eccezionale, ne sono la prova lampante: il partito democratico, che critica l’attuale sistema elettorale, poi abusa delle liste bloccate.
Diamoci delle regole interne e facciamole rispettare, ci sia un percorso di selezione della nostra classe dirigente. Se dichiariamo che vogliamo un Paese meritocratico iniziamo da noi stessi: dobbiamo essere coerenti e credibili.
Iniziamo dal primo gradino, i coordinatori dei circoli: siano fatte subito le elezioni tra gli iscritti e si creino delle strutture municipali, comunali, provinciali e regionali snelle. Dobbiamo essere una piramide con la base sul territorio più ampia possibile. Più risorse ai circoli e che ognuno elabori un progetto per il suo ambito, che lo comunichi alla cittadinanza, che ascolti i problemi della propria comunità. Anche con l’attuale legge possiamo noi introdurre delle primarie maggioritarie al fine di ricreare quel collegamento tra eletto ed elettore.
Se vogliamo un Paese meritocratico dobbiamo dare il buon esempio.
Solo così potremo essere un’alternativa credibile ad un governo che sta sfasciando ogni istituzione del nostro Paese.

Roma 22 aprile 2011

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