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venerdì 6 maggio 2011

ATAC, ad un passo dal burrone

Sono arrivate le nuove nomine all'Atac. Dopo le dimissioni di Maurizio Basile avvenute un paio di settimane fa, l'azienda municipalizzata cambia squadra.
La giunta nomina Francesco Carbonetti, alla presidenza, Carlo Tosti, ex Bombardier, diventa amministratore delegato.
Il nuovo Cda, inoltre, designerà Antonio Cassano a direttore generale. Secondo gli organi di stampa questa sarebbe una triade di nomi, definita in un vertice Pdl, che deriva da un accordo politico tra l'anima dialogante del centrodestra in Comune (l'assessore Antonello Aurigemma, il capogruppo Luca Gramazio) e la parte del Pd che fa riferimento al gruppo Bersani-D'Alema-Zingaretti: Cassano, infatti, è vicino all'ex ad Gioacchino Gabbuti ed è entrato in Atac sotto le giunte di centrosinistra.
Ancora nulla si sa del presidente del collegio dei revisori ma intanto i nuovi dirigenti ereditano il difficile compito di far quadrare i conti nella società che gestisce i trasporti pubblici della Capitale.

Le attuali nomine sembrano seguire la linea di rassicurare le banche e garantirsi la pace sociale e politica sull'Atac.
Infatti, Carbonetti proviene da Bankitalia e rappresenta una garanzia per le banche verso le quali la municipalizzata è esposta. Tosti, nella società, viene visto come espressione del «partito dei fornitori», l'altra categoria che batte cassa: è stato responsabile marketing strategico della Project Automation, che ha una quota nel raggruppamento di imprese che ha in appalto da Atac la semaforica.

Le polemiche sono state molte , alcune strumentali , altre veritiere.
A mio avviso le modalità sono state errate sia da parte della maggioranza che dell’opposizione. Non si deve concordare sui nomi ma solo sugli obiettivi che l’azienda deve raggiungere. Una volta condivisi gli obiettivi il Sindaco nomina, autonomamente i nuovi vertici con persone di sua fiducia. In base ai risultati che raggiungeranno si potrà valutare la bontà del loro lavoro e magari retribuirli adeguatamente (benefit e premi).

Nel merito della crisi dell’azienda dei trasporti capitolina le criticità dell’azienda romana sono conosciute da tutti:
  • una perdita d’esercizio di oltre 120 milioni di euro, con erosione del capitale al di sotto dei limiti normativi;
  • una pesante situazione debitoria (350 milioni di euro di debiti a breve verso le banche e 275 nei confronti dei fornitori;
  • 12.583 dipendenti.

La pesante situazione economica-finanziaria deriva da questioni mai affrontate:
  • Non chiara ripartizione dei ruoli tra gestore e Agenzia della mobilità in tema di pianificazione;
  • la presenza di molte attività al di fuori del proprio core business o economicamente non profittevoli (polo museale, centro stampa, serigrafia, semafori);
  • bassa produttività del personale viaggiante (55% dell’organico aziendale contro 77% del benchmark);
  • elevato numero di corse perse rispetto alle previsioni;
  • alto numero di assenze del personale (11% giornaliero);
  • alta quantità di ore di straordinario;
  • alto numero di personale affidate all’area corporate (1.000 dipendenti, superiore del 30% al benchmark);
  • incidenza molto elevata del fenomeno guasti in linea (20% dei veicoli usciti);
  • vetustà della rete di stazioni della metropolitana;
  • qualità percepita dagli utenti molto bassa.

La priorità strategica dell’azienda deve essere quella di diventare una realtà efficace ed efficiente. Per questo ha bisogno di un assetto di governante razionale, un modello tariffario, di remunerazione dei servizi e di finanziamento degli investimenti in linea con le best practice italiane ed Europee.

A tal fine è necessario
  • migliorare il processo manutentivo ottimizzando la produzione chilometrica e riduzione delle corse perse;
  • revisionare la logistica dei depositi per ridurre i km fuori servizio e ottimizzare il costo;
  • recuperare la produttività degli autisti e dei macchinisti (regole di impiego degli autisti, pianificazione dei turni);
  • internalizzare le attività di supporto ;
  • aumentare i ricavi da biglietti e abbonamenti grazie alla diminuzione dell’evasione (maggior controllo nelle stazioni metro e sugli autobus, introduzione della vendita dei biglietti a bordo);
  • incrementare i ricavi dei parcheggi , dello sfruttamento pubblicitario, della valorizzazione delle stazioni metropolitane)
  • migliorare la qualità delle prestazioni ;
  • ammodernare la flotta e le infrastrutture;
  • ridurre il numero complessivo di dirigenti .

La crisi economica finanziaria che stiamo affrontando non ci permette più di gestire la res pubblica con superficialità e/o avvantaggiando gli “amici” incompetenti.
Un vero politico prende le decisioni perseguendo il benessere pubblico e in questo caso è il cittadino che deve avere un servizio adeguato alle sue esigenze con il minimo costo.
Smettiamo di farci del male e iniziamo a pretendere un buon governo!

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Andrea De Filippis

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