I romani , dopo solo due mesi e mezzi dalle elezioni , si ritrovano all’improvviso senza il governo della Città.
Ieri pomeriggio il sindaco, Gianni Alemanno, ha firmato due ordinanze con cui ha revocato tutte le deleghe alla giunta capitolina e ai consiglieri delegati.
Le sue parole non riescono a nascondere il fallimento della sua giunta:
«Si è conclusa una prima fase del governo comunale che ha ottenuto importanti risultati come l'approvazione del piano di rientro dal debito ereditato dalle precedenti amministrazioni, l'avvio della trasformazione del Comune in Roma Capitale e la definizione dei progetti più importanti del Piano Strategico di Sviluppo. Ora è necessario lavorare per fare in modo che questi progetti e i nuovi poteri di Roma Capitale vengano rapidamente calati sul territorio con una grande attenzione alla qualità della vita dei cittadini e dei quartieri. Per questo motivo è necessario avviare un cambiamento della giunta che fissi per ogni assessore, le deleghe, gli obiettivi prioritari, secondo un preciso cronoprogramma e le regole politiche che garantiscano la piena sintonia con le categorie sociali e produttive della città».
Dopo più di due anni di apatia e di propaganda il Sindaco ha deciso di voltare pagina con una terapia d’urto, nella speranza di poter emergere dalle sabbie mobili in cui lo avevano condotto i veti incrociati delle correnti e sottocorrenti del PDL.
Alemanno, forse, è stanco del non governo della sua giunta e ha compreso, in ritardo, che non si poteva governare Roma con annunci campati in aria e con iniziative che partivano in pompa magna e non arrivano mai.
Gli eventi sono precipitati nelle ultime settimane con lo scandalo “parentopoli” minando il già flebile rapporto con i romani. Infatti, le imbarazzanti notizie che venivano pubblicate a getto continuo dalla stampa evidenziavano come la priorità della sua giunta non era l’interesse dei cittadini ma quella di assicurarsi, anche senza successo, con risorse pubbliche un ampio consenso.
La debacle è stata fotografata impietosamente dal sondaggio pubblicato da Il Sole 24 Ore che ha relegato il primo cittadino di Roma al 78° posto tra i sindaci più amati d’Italia. Non era necessaria, però, una ricerca effettuata da professionisti per certificare il calo di popolarità già noto alla cittadinanza di una Roma senza timone e sempre più alla deriva.
Gianni Alemanno , temendo di perdere una buona fetta di credibilità sul piano nazionale, ha adottato una strategia risolutoria azzerando la sua giunta inconcludente.
Peccato che la cura sia peggio della malattia, infatti, la soluzione ricorda il famigerato “rimpasto “ di antica memoria che sprofonda Roma nel medioevo della politica dove dopo un fallimento gli uomini rimanevo gli stessi ma cambiavano le poltrone.
Avremmo preferito comportamenti più dignitosi come le dimissioni ma era chiedere troppo.
Povera Roma!!
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