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venerdì 3 settembre 2010

Un Paese che non investe nell'istruzione è un Paese senza futuro


Ho letto della protesta dei precari sui giornali ma l'articolo che più ma toccato è stato quello di Caterina Perniconi che scriveva
"La cosa peggiore non è la fame, ma la notte". Dormono in tre in una piccola tenda davanti a Montecitorio. Forse domani arriverà un camper dove potranno riposare meglio. I precari della scuola di Palermo che hanno dato il via a una forma di protesta estrema, che sta contagiando i loro colleghi in tutt’Italia, sono al 15esimo giorno di sciopero della fame. Giacomo Russo, dopo il ricovero di ieri, è di nuovo in piazza.
Cinque giorni fa a Giacomo Russo e Salvo Altadonna, si è aggiunta Caterina Altamore. Lei una famiglia ce l’ha eccome. Trentasette anni, precaria da 14, tre figli, viso da bambina incorniciato da lunghi capelli ricci. Lo scorso anno ha dovuto lasciare la famiglia in Sicilia, dove non avrebbe avuto un incarico annuale, per andare ad insegnare in una scuola primaria di Brescia. Lì, dove è stata inserita al fondo della graduatoria, ha preso comunque una cattedra sulle sponde del lago d’Iseo. Ha vissuto per un anno nella stanza di un residence, a 450 euro al mese, perché gli appartamenti in quella zona sono troppo cari per lei. “Ho deciso in viaggio, venendo a Roma, di fare lo sciopero della fame. Ho una patologia che me lo impedirebbe. Ma secondo il medico non dovrei nemmeno affaticarmi e stressarmi. E siccome è un anno che non faccio altro, allora tanto vale che la mia salute sia al servizio della scuola pubblica italiana”. Trascorrono la giornata in piazza Montecitorio.
Ogni giorno a piazza Montecitorio arrivano nuovi precari che portano la loro solidarietà, ma anche studenti e professori. Lasciano messaggi su un quaderno verde, il colore della speranza.

Anch'io ho voluto portare la mia solidarietà a delle persone che chiedono il diritto alla loro dignità e ad un lavoro.
Ho lasciato un messaggio sul quaderno:

Un Paese che non investe nell'istruzione è un Paese senza futuro

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