Bella la riunione del 15 settembre a S.Andrea delle Fratte. Bella gente, forse più degli attesi, molti volti sconosciuti frutto del troppo lavoro svolto in questi mesi/anni nelle segrete delle varie mozioni chiamiamole "istituzionali", che rendono le donne e gli uomini che le frequentano numeri da assemblea e sempre meno persone.Veniamo al dunque. L'essenza della riunione, al di la della comprensibile enfasi posta negli interventi di chi, valutando in maniera errata, secondo me, ma del tutto in buona fede, immaginava prese di posizioni ferree su punti non sviluppati dai più.Credo che gli elementi comuni a tutti e quindi elementi da sottolineare sviluppare condividere e per i quali sì combattere siano:1. siamo nel PD, crediamo nella forza innovativa e propulsiva del PD nella società, siamo legati profondamente all'idea originaria che lo ha fatto nascere; 2. nello stesso tempo ci accomuna la valutazione negativa che si ha del Partito, delle regole che si è dato, dell'organizzazione ferraginosa, dello scarso peso degli iscritti e dei circoli;
3. siamo la corrente di coloro che non vogliono le correnti e che credono che il segretario sia patrimonio di tutti e non solo di coloro che lo hanno votato;
4. siamo il partito delle regole e crediamo che le regole debbano essere sane, condivise e non imposte, applicabili e applicate;
5. crediamo nel merito e non nella cooptazione per mano divina
Queste credo siano le motivazioni principali e comuni che ci hanno portato a S. Andrea delle Fratte. Ora bisogna trasformarle in agire politico, occorre coniugare questi sentimenti. Come? La proposta:
1. siamo il partito delle regole. Le regole sono democrazia, garantiscono tutti. Le regole attuali vanno riviste perchè inapplicabili o inefficaci (statuto, regolamenti delle primarie, scelta delle candidature, ecc.) e/o integrate con altre che, ad esempio, garantiscono l'effettiva contendibilità della leadership, a tutti i livelli, dal coordinamento di circolo al segretario nazionale alla composizione delle liste delle primarie, alle assemblee. Gli organismi attuali sono formati da persone, per lo più valenti, ma assolutamente inefficaci nella loro azione perchè sostanzialmente dipendenti da logiche che ora, alla sola distanza di pochissimi mesi dalla loro elezione, sono già frutto di un'era geologica passata (l'era delle mozioni). Per questo non serve appellarsi, nel caso specifico, ad una assemblea regionale "fasulla", e non per le persone che la compongono tutte degnissime, ma per l'inefficacia della sua azione, che nelle intenzioni di qualcuno, doveva essere proprio questa: NULLA, e infatti così è stato. Le regole inapplicabili e blindate votate solo pochi mesi fa, fanno si che, oggettivamente, per consentire al partito (romano e laziale) di andare avanti, di darsi quella organizzazione "vera" che solo un congresso "vero" può generare, sia NECESSARIO il commissario. Detto questo va sottolinato in ogni modo che quelle regole, inapplicabili, ferraginose, inefficaci, frutto di accordi e non di discussione, sono state VIOLATE con la nomina del commissario. Ciò non deve più accadere.
2. tutto ciò è frutto degli artifici, dei pesi, degli equilibri di potere (e non di sensibilità) nati insieme al PD. Non solo l'assemblea regionale è fasulla, ma lo sono anche i coordinamenti dei circoli. Ha ragione chi dice che, e meno male, ad ottobre potremmo svolgere il primo congresso vero del PD. Ricordiamoci come sono nati i circoli ed i loro coordinamenti. Intere generazioni di "reduci", giovani e anziani senza distinzione anagrafica che cercavano di occupare fisicamente i posti utilizzando il desueto cappello dei partiti (delle sensibilità si diceva) ormai defunti. Una scelta di chiusura e non di apertura, di diffidenza e non di partecipazione. La logica conseguenza è stata la diminuzione delle tessere, e non solo per colpa delle non scelte del partito nazionale, ma anche per effetto delle oligarchie locali. E così la mancata elezione dei coordinatori in alcuni Municipi di Roma e le battaglie e gli accordi, spesso beceri, per molti degli eletti negli altri Municipi. Ora, con il congresso romano, si può aprire la strada della partecipazione, della condivisione, di una visione nuova. Per questo è importante che il commissario svolga bene e velocemente la sua funzione, far svolgere immediatamente il congresso romano perchè è da qui che occorre ripartire. Sarebbe deleterio trascinare, in una sia pur legittima e condivisa battaglia regolamentare, il partito romano allo sfinimento e all'allontanamento completo dalla realtà dei problemi;
3. siamo per il merito: altre parole d'ordine non servono. Lasciamo stare davvero le questioni anagrafiche che tanto arrovellano le menti di troppi iscritti ed ex-iscritti. Merito. Merito significa che chi lavora bene, chi ha idee, chi comunica bene non ha solo il diritto di chiedere maggiore spazio nel partito e nelle istituzioni ne ha il dovere. Il merito va riconosciuto. E qui torniamo alle regole: occorre che il merito non sia individuato e attribuito da qualche "talent scout" (li definiamo così ma potrebbero essere chiamati anche capi-bastone, capo-cordata, referente di mozione, ecc.) ma dal partito, rappresentato dai suoi iscritti, magari non da tutti, ma dai suoi iscritti e solo quelli. Per fare questo occorre forse essere rigidi ma attribuire e definire regole per un percorso chiaro, trasparente, verificabile, valutabile per le candidature alle cariche dell'amministrazione fino al Parlamento. Certo che con le primarie!!! Non vogliamo certo distruggere l'elemento davvero fondante del PD. Ma regole chiare per la valutazione delle candidature sì. Non è difficile trovare un metodo se si parte dalla comune condivisione del principio. Nella scala dei valori il metodo viene in secondo ordine, e consequenziale, rispetto al principio;
4. merito non solo per le candidature, ma anche per i circoli. Non è possibile che vengano posti sullo stesso piano, nel momento delle scelte sulle rappresentanze ma non solo, circoli con lo stesso numero di iscritti ma diversi per l'attività svolta, la promozione dell'attività del partito, la divulgazione dei suoi principi guida tra i cittadini, l'attività dei suoi rappresentanti, le aperture dei circoli con i contenuti (altrimenti stiamo parlando di portieri, con tutto il rispetto). Ciò non è più tollerabile!!! Il partito deve dotarsi di metodi di valutazione che premino il merito dei circoli che lavorano sul territorio basandosi su criteri che non siano più solamente quantitativi, ma introducano trasparentemente valutazioni qualitative. Per quanto attiene il discorso sulla scelta del metodo, vale quanto detto al punto precedente.
Nel nostro partito è ormai aperto e profondo il solco tra: 1) una base che difende lo spirito dei padri fondatori del PD, lo dimostra la grande mobilitazione per la giornata in difesa della scuola pubblica (ma lo dimostra anche il CHI si è mobilitato. Se non lo dicessimo, se facessimo finta di niente, saremmo degli ipocriti), e 2) una classe dirigente, gran parte di essa, fortunatamente non tutta, capace di generare false pulsioni per ragioni d'interesse, ma ancorata fortemente a retaggi passati, anche se anagraficamente giovane.
Non siamo né giovani (almeno non solo, oppure lo siamo tutti) né turchi, siamo del PD.
Fabio Bomarsi
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