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venerdì 24 settembre 2010

LETTERA AL COMMISSARIO DEL PD LAZIO, ON. VANNINO CHITI.

Caro Commissario Chiti,
la tua nomina a Commissario del PD Lazio sancisce il fallimento di un’intera classe dirigente: la classe dirigente che non ha saputo guidare da protagonista la battaglia per le elezioni regionali, uscendone sconfitta; la classe dirigente che, costruendo una lista debole e rinunciataria intorno a portatori di preferenze personali, ci ha consegnato un gruppo regionale di soli uomini non puntando mai, in nessun caso, sul ricambio generazionale e di genere. Il partito ha puntato sull’individualismo invece che sul proprio patrimonio valoriale divenendo ostaggio dei “signori delle preferenze” e dei capibastone.
La tua nomina a Commissario del PD Lazio sancisce anche il fallimento di un metodo: quello dei caminetti e degli accordi “in separata sede” tra correnti, che hanno perso la connotazione tematica e di sintesi, per divenire luoghi di spartizione.

Correnti che il segretario uscente, Mazzoli, non è stato in grado di limitare e gestire e che lo hanno infine condotto alle dimissioni, dopo la grave sconfitta elettorale.

Correnti che hanno impedito all’assemblea regionale di funzionare, di confrontarsi ed esprimersi su candidati ed opzioni politiche.

Correnti che sono ormai superate dagli eventi, avendo via via – tutte, nessuna esclusa – perso per strada coloro che alle mozioni congressuali avevano aderito per pura passione politica.

Chi scrive ha aderito al Partito Democratico perché crede in un partito moderno e coraggioso, capace di tenere il passo della società e di coinvolgere, in modo partecipato, i suoi elettori e i suoi iscritti.

Siamo quelli che non appartengono a nessun cognome e la cui libertà non è incoscienza, è senso di responsabilità; senso di responsabilità che noi sentiamo nei confronti dell’Italia, del Lazio, di Roma.

Siamo iscritti, dirigenti di questo partito che hanno fatto il congresso su posizioni diverse, ma che vogliono uscire dallo schema correntizio che imbavaglia il dibattito, non entra nel merito delle questioni politiche e si riduce ad una distribuzione di ruoli interni e di candidature nelle liste. Tra noi molti elettori che non hanno ancora rinnovato la tessera, ma si considerano coinvolti nel processo di vita del partito.

Siamo quelli che vorrebbero che tu, Commissario, parlassi agli iscritti e agli elettori e non ai capibastone.

Nei prossimi mesi ci aspettano due compiti importanti:

1) scrivere i regolamenti per l’elezione dei segretari di federazione che, forti del voto degli iscritti, devono poter guidare le loro realtà facendo politica sul territorio e mobilitando iscritti e cittadini;
2) accompagnare oltre cento comuni della Regione al voto amministrativo. Tra cui Latina, città dal forte valore simbolico.

Per vincere queste due sfide, serve un approccio nuovo, diverso, anche doloroso. Serve una svolta.

Ti chiediamo:

1) di convocare al più presto un’assemblea pubblica, nella quale potrai dettagliare tempi e contenuti del tuo mandato e conoscere senza filtri il partito del Lazio;

2) di avviare, in quell’occasione (e non attraverso trattative correntizie) la composizione della tua squadra, nella consapevolezza della necessità di rispettare la parità di genere, valorizzare i giovani e i “nativi” (quelli che non si erano mai iscritti ad un partito prima del PD), andare oltre le correnti figlie del congresso con spirito meritocratico e non spartitorio, premiando la militanza genuina e disinteressata dei tanti iscritti.

3) di mettere in campo fin da subito tutti gli strumenti atti a portarci rapidamente ad un Congresso del Lazio che ripristini una Assemblea legittimata dalla base.

4) nel caso si dovesse andare ad elezioni anticipate con questa legge elettorale, che il metodo di selezione dei nomi si fondi sulle primarie.

Caro Commissario, da noi non avrai carta bianca.

Noi saremo quelli che avrai accanto a te se e quando deciderai di accompagnare il PD Lazio verso il cambiamento, per tornare a vincere.

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