Alemanno comprendendo, (direi proprio finalmente!!), le difficoltà della sua azione di governo per gli scarsi risultati amministrativi e macchiato dagli scandali della parentopoli ha, improvvisamente, liquidato i vecchi assessori.
E’ stato un atto di forza ritenutosi necessario per scampare alle sabbie mobili in cui era rovinosamente impantanato, ma qualcosa è andato storto: il blitz col passare del tempo si è trasformato in un'operazione priva di razionalità, zoppicante e balbettante nel suo svolgersi.
Se, da cittadini, avevamo apprezzato la presa di coscienza sulla mediocrità del proprio governo, dall’altra, però, ha deluso enormemente quando ha dimostrato pavidità di fronte al malcontento delle diverse anime del Pdl.
In sintesi, l'unico risultato ottenuto dal Sindaco è stato quello di aver aumentato le spaccature all'interno della sua maggioranza.
Fino ad oggi Alemanno era politicamente sopravvissuto grazie all’abile politica di "divide et impera" alleandosi prima con gli uni e poi con gli altri, stracciando accordi sottoscritti prima e adulando ex avversari e nemici.
La tattica non poteva e non può durare per molto tempo e il vero rischio è che al primo inciampo politico i suoi avversari (gli Augello, i Rampelli, i De Lillo) gli presenteranno l’amaro conto della vendetta.
Inoltre, alcuni reputano (Giampaolo Rossi su Il Tempo) che la mancanza più grave di Alemanno, oltre ai risultati mediocri nel governare Roma, è stata quella “di non riuscire a costruire un suo gruppo di riferimento radicato nella capitale; i pochi politici di qualità lo hanno abbandonato da tempo, in rottura con una gestione personalistica e la defenestrazione di Umberto Croppi, inspiegabile da un punto di vista umano prima ancora che politico, mette in luce un altro aspetto: un capo politico che non difende i propri uomini e li sacrifica per salvarsi, pone un problema di inaffidabilità che a lungo andare si sconta con l'isolamento totale”.
Adesso la chance di rivincita della destra romana dovrebbe basarsi su una squadra di governo che elenca nomi di non altospessore, un ex dirigente di Bankitalia, uomo di Geronzi, e il presidente delle Acli, sinceramente un po’ poco per cambiare rotta e navigare sicuri sino al 2013.
Il tentativo di Alemanno di cercare credenziali nel Vaticano, inoltre, non riesce da solo a bilanciare l’astiosità e il desiderio di vendetta di una parte della maggioranza che lo sostiene.
Concludendo, mi sento di affermare che Roma non può permettersi di affrontare le sfide dei prossimi anni con un governo a dir poco inadeguato e privo di quella coesione e forza che il momento impone.
Alemanno e la destra hanno fallito e senza trascinarsi in accanimenti terapeutici il Sindaco ne prenda atto e si dimetta!
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