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lunedì 20 dicembre 2010

IL MAGNA MAGNA DI ALE-MAGNO!

dal sito www.dagospia.com

1- LA PARENTOPOLI NELLE STANZE DEL SINDACO: DOPO I FIGLI DEL CAPOSCORTA SPUNTA ANCHE PAOLO SERAPIGLIA, LO STRETTO COLLABORATORE DI ALE-MAGNO ASSUNTO AD AMA
Alessandro Capponi ed Ernesto Menicucci per "Il Corriere della Sera - Roma"

Dal Comune all'Ama, e poi di nuovo al Comune come distaccato. È la brillante carriera di uno degli uomini vicini ad Alemanno, Paolo Serapiglia, ennesimo caso della Parentopoli che da settimane ormai, a Roma e non solo, è sulla bocca di tutti. Gianni Alemanno, in questi giorni, lo ha ripetuto spesso:
«Non mi occupo di assunzioni, se chiunque ha commesso a mia insaputa delle irregolarità dovrà lasciare l'incarico», è stata la giustificazione del sindaco di fronte allo scandalo di Parentopoli. E una volta, in riferimento a Dario Panzironi, figlio dell'ad dell'Ama che lavorava nella sua segreteria e poi è entrato ad Eur spa (società all' 80%del ministero del Tesoro, ma dove c'è come amministratore delegato Riccardo Mancini, uomo molto vicino al sindaco), Alemanno ha aggiunto: «Non posso sapere neppure quello che avviene nel mio gabinetto» .

Però, proprio nel suo stretto entourage emerge l'ennesimo caso di una storia - le assunzioni facili nelle aziende del Comune, per legami parentali, politici oppure per tutti e due - che sembra davvero senza fine. Serapiglia viene descritto come un «tecnico informatico» e, nello staff di Alemanno, è uno di quelli della «prima ora».

In Comune, infatti, entra praticamente subito, non appena si insedia la giunta. Il centrodestra vince le elezioni il 28 aprile 2008 e la delibera di assunzione di Serapiglia (la numero 120) è del 18 giugno: contratto a tempo determinato fino alla scadenza del mandato elettorale del sindaco, categoria D, posizione economica D1, stipendio annuale lordo 23.024 euro.

Serapiglia viene assunto, si legge nell'atto della giunta, nella «segreteria del sindaco per cooperare all'esercizio delle funzioni ad essa connesse» , ed è lo stesso Alemanno - con una nota del 5 giugno - ad aver «manifestato la volontà di avvalersi della collaborazione del sig. Paolo Serapiglia».

Un uomo di fiducia, evidentemente. Che, però, a novembre del 2009 - poco più di un anno dopo la sua assunzione a tempo determinato - fa le valigie. Per lui, infatti, si aprono le porte dell'Ama, gestita da Franco Panzironi, amico e sodale di Alemanno, segretario generale della sua fondazione Nuova Italia, nominato all'Unire quando il sindaco era ministro dell'Agricoltura.
Serapiglia, spiegano in Campidoglio, «è entrato dopo aver svolto una regolare selezione, perché all'azienda serviva quel tipo di professionalità». Sarà. In Ama, però, Serapiglia resta appena qualche mese, tanto era indispensabile la sua figura. Giusto il tempo di scavallare l'anno che, già nei primi mesi del 2010, da via Calderon de la Barca ritorna in Campidoglio, stavolta con la formula del «distacco aziendale» . E dove va a lavorare? Nel gabinetto del sindaco, naturalmente. Ma stavolta, con il contratto all'Ama garantito.

2- IL CAPO DELLA RIVOLTA DEI TASSISTI CONTRO VELTRONI ASSUNTO IN ATAC
Fabrizio Peronaci per "Il Corriere della Sera - Roma"

Parentopoli all'Atac, un nuovo caso fa discutere. Tre anni fa era in piazza come leader della protesta dei tassisti contro Veltroni: in quanto capo della Ciisa-taxi (nonché responsabile del Settore trasporti della Fiamma Tricolore di Rauti), si distinse come uno dei capipopolo (al fianco di Loreno Bittarelli, del 3570) nella battaglia contro la concessione di nuove licenze.
«Scorrerà molto sangue», minacciò nei giorni caldi della vertenza, poi esplosa in tumulti e blocchi stradali. Adesso Giuliano Falcioni, 34 anni, un tempo conducente di «Zara 31», è finito anche lui nella folta schiera della parentopoli all'Atac. E i consumatori insorgono.

«Dopo l'ex tassista diventato consigliere comunale, oggi apprendiamo che anche un altro ex tassista ha trovato un posto privilegiato nell'Atac - è il commento di Carlo Pileri, presidente dell'Adoc -Vorremmo capire quale sia l'orientamento del sindaco Alemanno, se vuole essere il sindaco dei romani, come più volte espresso in campagna elettorale, o il sindaco dei tassisti, dato che è sempre prodigo verso la categoria, si tratti di problemi professionali o personali».

TRASFERITO ALL'UFFICIO STAMPA - L'ex tassista è stato assunto dopo la vittoria di Alemanno inizialmente come autista e poi è stato trasferito al "piano nobile" dell'azienda: lavora nell'Area relazioni istituzionali e ufficio stampa dell'Atac, dove segue l'archiviazione degli articoli, la rassegna stampa mattutina, i contatti con le testate. Da una dura giornata di lavoro sull'auto bianca, insomma, a un posto fisso nello staff di professionisti più vicino alla direzione e alla presidenza dell'Atac.

NO ALL'AUMENTO DEI BIGLIETTI - L'Adoc coglie l'occasione per ribadire il suo secco «no» al ventilato aumento del biglietto dell'autobus a 1,5 euro. «Dopo i problemi della gestione Atac e le spese non sempre comprensibili realizzate dagli amministratori sembra paradossale aumentare del 50% il costo del biglietto - continua Pileri - considerati anche i bassi standard di efficienza (ritardi, sporcizia) del servizio. Se un biglietto costerà 50 centesimi in più, un abbonamento annuale, dal costo odierno di 230 euro, aumenterà molto probabilmente di oltre 60 euro».

3- ALEMANNO-MOLOTOV E QUEGLI 8 MESI IN CARCERE
Stefano Caselli per Il Fatto

Che Gianni Alemanno protesti contro la scarcerazione di tutti i fermati durante i disordini di Roma del 14 dicembre è comprensibile. È pur sempre il sindaco della città, e quei venti milioni di danni sono difficili da digerire. Lui nel 1990, quando ai margini della "Pantera" prendeva parte da destra alla protesta studentesca contro la riforma Ruberti, si limitava a tuonare contro "il portato tecnocratico e privatizzante della riforma sull'autonomia universitaria, che favorisce l'omologazione dei nostri atenei ai modelli economicistici pienamente funzionali al sistema neocapitalistico".

Ma forse - chissà - gli saranno tornati in mente anni più lontani, quando uscire di galera non era mica così facile. Nel maggio 1988 Alemanno fu eletto segretario nazionale del Fronte della Gioventù e ai cronisti tornarono subito in mente quegli otto mesi di carcere che il trentenne futuro sindaco di Roma si fece quando di anni ne aveva soltanto ventitré.

Correva l'anno 1982, il Muro di Berlino era ancora ben saldo e l'allora giovane militante del Msi, avuta notizia del colpo di Stato del generale Jaruzelski in Polonia, espresse tutta la sua indignazione lanciando una molotov contro l'ambasciata dell'Unione Sovietica a Roma. Sarà poi prosciolto, ma a nessun magistrato venne in mente di scarcerarlo immediatamente; forse per via di quel precedente dell'anno prima.

Il 21 novembre 1981 Alemanno fu bloccato da due carabinieri di fronte al bar "La Gazzella" nel rione Castro Pretorio, assieme all'allora segretario del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna Sergio Mariani, per aver partecipato all'aggressione dello studente Dario D'Andrea di 23 anni.

Il gruppo di missini, giunto al bar con l'intento di aggredire D'Andrea, a causa della presenza dei militari, dovette accontentarsi di lanciare al suo indirizzo, colpendolo, una pesante spranga di ferro. Alemanno non riuscì a dileguarsi e finì dentro, rischiando l'imputazione di tentato omicidio.

Incidenti di gioventù, figli di un'epoca in cui la violenza politica era pane quotidiano per una buona fetta di quella generazione. Forse il sindaco ha a cuore che i giovani d'oggi non ripetano gli stessi errori. In fondo fu lui stesso, nel 1988, a dichiarare di aver imparato dal carcere "che la violenza deve essere assolutamente rigettata come mezzo di azione politica".

Rinunciare alla violenza sicuramente, evitare di scontrarsi con le oggi tanto amate forze dell'ordine, forse. Il 29 maggio 1989 Alemanno ci ricasca: assieme ad altri dodici militanti viene arrestato con l'accusa di "resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, e tentativo di blocco di corteo ufficiale".

A Nettuno, infatti, è atteso il presidente degli Stati Uniti George Bush e al trentunenne segretario del Fronte della Gioventù, con il Muro di Berlino ancora in piedi seppur scricchiolante, gli Stati Uniti non vanno molto a genio. I giovani missini intendono impedire che il corteo presidenziale raggiunga il cimitero americano di Nettuno, visita ritenuta offensiva "alla memoria di migliaia di caduti che si sono battuti per la dignità della patria, mentre altri pensavano solo a guadagnarsi i favori dei vincitori".

I cittadini di Nettuno, che attendono con ansia il presidente Usa, non la prendono granché bene, ma a disperdere i manifestanti ci pensano polizia e carabinieri. Questa volta Alemanno viene scarcerato dopo poche ore, non senza che l'organizzazione giovanile missina critichi con durezza l'operato delle forze dell'ordine, colpevoli di aver "aggredito brutalmente i manifestanti, colpendoli con calci e pugni, con la bandoliera usata come frusta fino a colpire alcuni giovani con le radio in dotazione".

Il giorno dopo, a Milano, si tiene un comizio in piazza Oberdan per esprimere solidarietà ai tredici camerati arrestati. Tra i relatori c'è il segretario regionale del Msi, Ignazio La Russa.

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