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lunedì 25 ottobre 2010

Area Dem e l'UDC

Questo fine settimana ho partecipato al convegno organizzato da Area Dem a Cortona.

Secondo un articolo de L’Unità questo doveva essere il passaggio più delicato per Dario Franceschini in quanto doveva motivare definitivamente la scelta, contrastata, di appoggiare l’attuale segreteria bersaniana e spaccare la vecchia Area Democratica in due tronconi.

Ho seguito con interesse l’intero discorso devo dire però che c’è stato un passaggio che mi ha lasciato perplesso ed è quello in cui Franceschini dichiara che :"Ci aspettano mesi difficili all'insegna del declino del berlusconismo. Potremmo assistere a pericolosi colpi di coda. Più calano i sondaggi, più si avvicina la fine, più saranno insidiosi i colpi di coda”, e pertanto il PD dovrebbe rivolgersi a “tutti i partiti e ai singoli parlamentari” per impedire che si vada al voto con questa legge elettorale per dare vita ad un governo “politico” che affronti "il nodo della riforma elettorale ma non soltanto quello, traghettando il paese a fine legislatura, mettendo mano ai problemi più urgenti”.

In poche parole si tratta di una apertura incondizionata all’alleanza con l’UDC!!

Ecco questa è la strategia che non capisco e che non voglio accettare.

Perché la classe dirigente del nostro partito è così convinta che solo alleandosi con il centro (questo centro!!) e con i cosiddetti moderati, è possibile vincere le elezioni?

Per i nostri leader la politica è come una partita a scacchi : per vincere bisogna conquistare il centro della scacchiera.

Ma questa teoria è stata più volte sconfessata, come ben scrive Marco D'Eramo, perché in un sistema bipolare non ci sono due, ma tre partiti. La destra sicuramente, la sinistra (a volte), ma soprattutto ci sono quelli che contano di più: "gli astensionisti" (in Italia nelle ultime elezioni erano quasi il 40%).
E’ proprio questo terzo partito a inficiare la teoria dell’inevitabile corsa al centro : in questa corsa infatti i poli perdono consensi perché molti elettori che voterebbero un partito nettamente di destra o di sinistra, non trovano più nessuna motivazione e disertano le urne. L’equazione, quindi, è molto più complicata: correre al centro converrebbe solo se i moderati “conquistati” superassero i propri elettori delusi.

Se poi non bastasse, la teoria del centro è smentita dal postulato che il centro sia immobile. La sinistra corre verso il centro mentre la destra le sposta il centro sempre più a destra.

Ne consegue che l’agenda politica del PD consiste di fatto in un’azione di aggiustamento delle posizioni della destra, per moderare il tono più che invertirne la tendenza.

Sembriamo mancare di un’autonoma visione di società giusta e desiderabile, di un linguaggio o di un nucleo di ideali e valori riconoscibili dai nostri sostenitori e dagli avversari.

Questa sconsiderata strategia basata sulle somme dei sondaggi e delle ultime elezioni non può non essere che fallimentare, allora perché la perseguono così fermamente?

Il mio giudizio è che questa classe dirigente non è composta da fuoriclasse, da veri leader, ma da semplici funzionari di partito che non riescono a confrontarsi con un progetto di Italia migliore ma agiscono in maniera ragionieristica sommando percentuali e analizzando sondaggi.

Il loro obiettivo non è governare per migliorare il paese ma governare per spartirsi i posti.

Veramente un gran peccato!!

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