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lunedì 2 agosto 2010

Siamo alle solite!


Su Repubblica di domenica scorsa è stata pubblicata la notizia che, nonostante “non sia ancora stato deciso, l'unica strada che resta a Bersani per tirar fuori il Pd Lazio dal pantano nel quale è precipitato è ricorrere al commissariamento”.

La giornalista Giovanna Vitale poco pratica dello statuto del nostro partito evidenzia come siano “impraticabili le Primarie "ad regionem", e profetizza l’arrivo di un commissario o forse più d'uno (non ci facciamo mancare nulla noi del PD) , stante le resistenze dei dirigenti locali che - avendo già più volte fallito - non si rassegnano a un atto d'imperio del segretario nazionale e ora vagheggiano una sorta di "direttorio" allargato a tutte le mozioni, pur di scongiurare quel che suonerebbe come una delegittimazione”.

Mi piace ricordare che l'articolo 12 dello statuto del PD prevede che “ai competenti organi delle Unioni regionali è riconosciuta autonomia politica, programmatica, organizzativa e finanziaria in tutte le materie che il presente Statuto non riservi alla potestà degli organi nazionali” e che solo "In casi di necessità e di urgenza, di gravi e ripetute violazioni dello Statuto e del Codice etico, sentita la Commissione nazionale di Garanzia, il Segretario nazionale può nominare un organo commissariale sostitutivo del Segretario e della Segreteria, ovvero di altri organi esecutivi".
Pertanto, non mi sembrano ci siano gli estremi per un commissariamento e se ciò dovesse avvenire sarebbe un atto lesivo dell’autonomia del PD Lazio e una grave prevaricazione della volontà della propria assemblea che il 29 maggio scorso votò all’unanimità un ordine del giorno che prevedeva la convocazione di una nuova riunione con al primo punto l’elezione del nuovo segretario regionale e stabiliva anche che, qualora l’assemblea non fosse riuscita a votare un nuovo segretario, la parola sarebbe tornata nuovamente alle elezioni primarie.

IL 29 luglio l’assemblea regionale non ha consegnato a Piero Latino, candidato delle mozioni Bersani e Marino, la maggioranza assoluta dei voti, fissata a 201, per essere eletto nuovo segretario regionale del partito (al termine dello spoglio delle schede i votanti erano stati 211 con solo 166 voti a favore ).

Il percorso, quindi, è stabilito dal nostro statuto e dalle delibere della nostra Assemblea: Primarie.

Si ha come l’impressione, infatti, che il vero scopo del commissariamento sia quello di evitare a tutti i costi che con le primarie possa venir fuori un candidato che non rappresenti la nomenclatura.
Il vertice del nostro partito, mi duole dirlo, è favorevole ad un cambiamento di facciata ma si guarda bene dall’attuare un vero cambiamento che significherebbe, ahimè , perdita di potere. Penso che a molti non sfugga il fatto che il nuovo segretario sarà quello che deciderà le prossime candidature al Parlamento nazionale .
Non dobbiamo appiattirci sempre e comunque alle logiche di partito se vogliamo un rinnovamento vero ed anche se questo comporterà di scontrarci con i nostri vertici, noi dovremo essere pronti.
Come si fa a dichiararsi alternativi ed a chiedere il rispetto delle regole se siamo noi, i primi, a disattenderle?


Andrea De Filippis

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