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mercoledì 7 luglio 2010

La connection Alemanno-Benetton

articolo pubblicato su www.europaquotidiano.it

Dopo Caltagirone, ecco i Benetton. Non si può dire che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, da due anni a questa parte batta la fiacca. Soprattutto quando c’è da stringere rapporti e chiudere accordi con l’imprenditoria, romana e non, il primo cittadino appare come un indefesso tessitore di tele. Il costruttore Gaetano Caltagirone è stato il primo esponente dei “poteri forti” a credere nell’ex aennino e dargli il suo appoggio, ripagato poi con la imminente privatizzazione di Acea, l’azienda che dà elettricità e acqua ai romani.
Ora tocca alla famiglia trevigiana dei Benetton entrare in affari col sindaco. Ieri, in un’intervista al free press Leggo, ha fatto sapere di aver scelto il direttore generale del comitato promotore per le Olimpiadi di Roma 2020. L’onore toccherà ad Alessandro Benetton, mentre per il ruolo di presidente si attende ancora la risposta del sottosegretario Gianni Letta. La motivazione ufficiale della nomina del rampollo è che serve un manager da affiancare al politico. La motivazione ufficiosa è invece un’altra. Ben più concreta. E passa per Fiumicino.
In una delle prime dichiarazioni post-candidatura olimpica, Alemanno ha elencato i possibili vantaggi per Roma, fra cui prima di tutto «la possibilità di realizzare infrastrutture utili per la città». Nessun riferimento concreto, ma certamente nel novero rientra anche l’hub di Fiumicino. Del resto, se davvero la Capitale si troverà ad ospitare le Olimpiadi, come mettersi di traverso a un inevitabile ampliamento dello scalo? Ma qui entrano prepotentemente in gioco gli interessi della famiglia trevigiana. Da molteplici punti di vista. Primo: i terreni su cui dovrebbe sorgere una nuova pista e le strutture complementari (hotel, uffici, centri commerciali e così via). Si tratta di 1300 ettari di proprietà della Maccarese spa, azienda ex Iri che fu acquistata, guarda caso, proprio dai Benetton per 93 miliardi di lire. Nel caso in cui venga dato il via libera a Fiumicino 2, questa area verrà espropriata dallo stato, che la acquisterà a tre volte il valore agricolo medio. Ma questo è solo il primo vantaggio per i Benetton. Perché i terreni verranno poi dati in concessione alla società che gestisce lo scalo romano ovvero Adr. Guarda caso, anch’essa è di proprietà della famiglia veneta, che la controlla attraverso Gemina. Ma non finisce qui.
Adr ha già annunciato nei mesi scorsi di voler fare grossi investimenti nell’aeroporto, prefiggendosi l’obiettivo di arrivare a 100 milioni di passeggeri l’anno entro il 2044 (oggi ne transitano solo 36). Bene, si direbbe: almeno in questo modo parte dei profitti dei Benetton verranno reinvestiti per migliorare lo scalo capitolino. Non è così: anche questi investimenti verranno pagati dalla collettività. Stavolta a fare il gioco dei Benetton è un compagno di partito di Alemanno: il ministro dei trasporti. Altero Matteoli proprio ieri ha fatto sapere che la settimana prossima il Cipe darà via libera all’aumento delle tariffe aeroportuali. Ogni passeggero che partirà da Fiumicino dovrà pagare tre euro in più. Cifra che, già col traffico attuale, garantirà 110 milioni di euro in più all’anno nelle casse di Adr. E se si raggiungeranno i 100 milioni di passeggeri, si arriverà a 300 milioni di euro in più. Quanto basta per ripagare completamente investimenti che però, alla fine della fiera, rimarranno di proprietà dei Benetton.
Insomma, fra esproprio dei terreni, concessione degli stessi e aumento delle tariffe, Alemanno e Matteoli si apprestano a fare un grosso regalo agli imprenditori veneti. Sperando magari che, quando si voterà, a Treviso qualcuno si ricordi di loro.

Gianni Del Vecchio

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