La bozza dell'intervento sui giovani all'incontro tenuto alle ore 21.00 del 22 luglio 2010 alle Terme di Caracalla per la Festa Democratica.
Innanzitutto vorrei esprimere un giudizio sulla mia generazione, nata a cavallo del 1970, che qualcuno continua a chiamare impropriamente “giovane”.
I 40enni, in una società civile, dovrebbero essere classe dirigente da un bel pezzo, invece siamo restati ai margini. Peggio, siamo una “generazione perduta”, una non generazione che non ha avuto il coraggio di prendersi le proprie responsabilità preferendo la cooptazione alla conquista dei loro spazi.
La mia analisi sui giovani parte dalle poche statistiche che disponiamo e che dipingono l’Italia come un paese bloccato, immobile sia dal punto di vista sociale che da quello generazionale.
La probabilità di un giovane di avere un reddito maggiore dei propri genitori, in Italia è tre volte più bassa che negli Stati Uniti.
Sette figli di operai su dieci continueranno a fare gli operari. Che solo il 21% degli impiegati ha la possibilità di diventare dirigente contro il 40% della Svezia
Da uno studio internazionale è risultato che la nostra classe dirigente è “maschile, centro nordista, invecchiata, forte in consenso ma debole in competenza.
Secondo il Rapporto Luiss del 2008, tra coloro che contano gli under trentacinque rappresentano meno del 3%.
La vecchia generazione ha chiuso la porta in faccia ai giovani e lo scenario è ancora più grave se paragoniamo la nostra situazione al resto dell’Europa. Per esempio tra i politici italiani gli ultrasettantenni sono il 60% in Spagna sono il 4,3%
La realtà è davanti ai nostri occhi: mentre noi negli ultimi anni abbiamo avuto Berlusconi e Napolitano ai vertici dello Stato, la Spagna si è confrontata con Aznar e Zapatero , il regno unito con Cameron e gli USA con Obama, quest’ultimi tutti sotto i cinquant’anni.
Il danno maggiore che la nostra società sta provocando è quello di scoraggiare i nostri ragazzi, rubando loro speranze, sogni e ambizioni ed assistiamo molto spesso alla mortificazione di talenti che vengono relegati a ruoli di secondo piano perché privi dell’ “amicizia giusta” o non appartengono alla corrente "forte".
A mio parere però, non dobbiamo arrenderci, non bisogna farlo perché un futuro migliore è possibile, è una sfida lunga, difficile, piena di sacrifici ma lentamente e costantemente, possiamo farcela.
La politica “altra”, quella bella, esiste eccome e i promotori possono essere solo i giovani. C’è bisogno di uomini e donne educati alla cittadinanza: che conoscono il mondo in cui vivono, ma abbiano soprattutto le chiavi per capirlo e migliorarlo.
Che compiano le proprie scelte in modo consapevole , protagonisti delle proprie vite e non come foglie in balia del vento che soffia più forte.
Il Partito democratico deve assumersi la responsabilità di creare la nuova classe dirigente. E quale luogo migliore della Scuola per formare i giovani?
Non è un caso che questa destra si accanisce sull'Istruzione. Infatti senza un’ottima Scuola non avremo bravi medici, bravi giudici, bravi dirigenti. E soprattutto, senza un’ottima Scuola non avremo bravi cittadini.
Investire nella Scuola è investire sul nostro FUTURO.
Una scuola, con insegnanti competenti nella propria materia , monitorati e valutati periodicamente ; non certo semplici impiegati statali stanchi e bistrattati.
Il nostro partito deve proporre un sogno, un ideale di Italia migliore di quella che abbiamo adesso e di quella che ci propone questa maggioranza politica.
La politica deve, per definizione, configurarsi come progetto. Deve generare emozioni, non limitarsi a cavalcarle. Solo da grandi sentimenti e ideali possono scaturire grandi sogni, che se accompagnati da buoni disegni preparatori, possono trasformarsi in realtà.
Concludo, evidenziando che, nonostante, l’impressione generale sia quella di uno stato d’animo di ripulsa da parte dei giovani nei confronti di questa Politica, ritengo che i ragazzi di oggi siano più vicini a un ritorno all’idea originale di politica di quanto non lo siano mai stati.
Prova ne è, l’iniziativa promossa da MTV “Tocca a noi”, sostenuta da vari artisti come Jovanotti e Irene Grandi, per dare voce ai giovani. Tramite i forum in rete i ventenni di tutta Italia hanno votato i temi sui quali avrebbero voluto scrivere una legge (dopo pochi giorni avevano partecipato 300.000 ragazzi). Il risultato è stato un progetto di legge di iniziativa popolare redatto e proposto dal Gruppo di lavoro composto da docenti di tre università italiane
Termino con una citazione di un grande politico
“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.”
Enrico Berlinguer
Grazie
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